Rifiuti: Zanoni (Pd), “obiettivo del nuovo piano è conferimento zero in discarica al 2030, ma serve uniformità su tutto il territorio veneto”

02 dicembre 2021

(Arv) Venezia 2 dic. 2021 -    “L’aggiornamento del piano regionale rifiuti conferma obiettivi ambiziosi e condivisibili: non aprire nuove discariche e impianti di termovalorizzazione, né ampliare quelli esistenti per arrivare ad azzerare il conferimento in discarica al 2030. Prima però occorre arrivare a una produzione uniforme in tutto il Veneto, perché le differenze tra province sono impressionanti. Ma ci sono anche punti che preoccupano, come l’attività di valorizzazione dei fanghi. Il nuovo piano rifiuti ha ricadute importantissime sui territori, perciò invito Comuni, associazioni ambientaliste e semplici cittadini a visionarlo(https://www.regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/aggiornamento-piano-gestione-rifiuti) e a presentare osservazioni: c’è tempo fino al 4 gennaio”. E’ quanto afferma, al termine dei lavori della seconda commissione dove è stato presentato l’aggiornamento del Piano regionale di gestione rifiuti urbani e speciali 2021-2030, il consigliere del Partito democratico Andrea Zanoni.

“Se puntiamo a incentivare la riduzione dei rifiuti e a massimizzare il loro recupero - sottolinea Zanoni - dobbiamo uniformare la situazione regionale: è inconcepibile che ci siano realtà come la Destra Piave con 44kg di rifiuti annui per persona e altre palesemente fuori scala, come Verona città con 248, Padova centro a quota 224, Venezia con 172 e anche Rovigo a 150, quando l’obiettivo 2010-2020 era 100. C’è qualcosa che non va, probabilmente dovremmo esportare nel resto del Veneto le modalità di raccolta differenziata e anche la sensibilità ambientale dei cittadini della Destra Piave”.

Il consigliere Pd evidenzia poi altre criticità: “Se tra i principi ispiratori ci sono i nuovi obiettivi del Green New Deal e del Pnrr – afferma - non capisco come la Regione possa avallare operazioni come l’arrivo a Loria di rifiuti speciali provenienti dall’Ilva di Taranto, distante quasi mille chilometri, trasportati su camion non certo elettrici, creando così ulteriore inquinamento. Fatta salva la libera circolazione, così si sconfessano gli obiettivi comunitari: la Regione agisca di conseguenza e chiuda le porte ai rifiuti dell’Ilva. Infine mi preoccupa la valorizzazione dei fanghi, un’attività che si presta a troppe illegalità, anche per le difficoltà enormi per i controlli. Su questo punto, visto che abbiamo precedenti gravissimi di inquinamento dei terreni agricoli, dovremmo andarci con i piedi di piombo”.